arteideologia raccolta supplementi
nomade n.1 dicembre 2007
LETTI E RILETTI
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_I misteri di Parigi
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Carissimi amici
da anni continuo a chiedermi come mai in Sorvegliare e punire Michel Foucault ha preferito citare dal Capitale o dal 18 Brumaio dei passaggi marginali, piuttosto che dalla Sacra Famiglia interi paragrafi di Marx relativi alla nuova teoria penale e al carcere cellulare, ossia più attinenti lo specifico argomento del suo saggio, e con i quali Foucault condivide addirittura le medesime fonti - come gli scritti di Bentham, di de Tocqueville e di Beaumont.
Mi chiedete perché avrebbe dovuto?
Ebbene guardate cosa scrive Foucault fin dall’inizio:
« Se non è più al corpo che si rivolge la pena nelle sue forme più severe, su che cosa stabilisce allora la sua presa? Diminuzione d’intensità? Forse. Sicuramente, un cambiamento di obiettivo… Non è più il corpo, è l’anima. Alla espiazione che strazia il corpo, deve succedere un castigo che agisca in profondità sul cuore, il pensiero, la volontà, la disponibilità. Una volta per tutte, Mably ha formulato il principio: “Che il castigo, se così posso dire, colpisca l’anima, non il corpo” ». [1]

Ora, Voi sapete bene che per un intero capitolo della Sacra famiglia2 Marx seziona via via (decostruisce?) tutte le ipocrisie umanitarie, le illusioni borghesi e le insulsaggini socialisteggianti contenute nel romanzo di Eugene Sue “I misteri di Parigi”.
Ed ora guardate:
nel romanzo di Sue il maître d’école è un delinquente di forza fisica erculea e di grande energia spirituale.
E’ un uomo originariamente colto e istruito che diventa assassino e si abbandona a tutti i disordini di un temperamento violento. Rodolfo principe di Gerolstein (l’eroe che nel romanzo incarna la figura del persecutore del male, del giustiziere, e del salvatore e consolatore dei buoni) ha catturato questo delinquente e, animato dall’ambizione di essere il più grande penalista, fa accecare il maître d’école dal medico negro David.Così commenta Marx questo episodio del romanzo:

« Rodolfo ripete, anzitutto, tutte le obiezioni banali contro la pena di morte: che è inefficace sul delinquente, che è inefficace sul popolo, al quale essa appare come uno spettacolo divertente. Rodolfo stabilisce, poi, una distinzione fra il maître d’école e l’anima del maître d’école. Egli non vuole salvare l’uomo, il maître d’école reale, ma la salute della sua anima[2]

La teoria penale di Rodolfo non è forse illuminata dal principio legislativo di De Mably riportato da Foucault?
L’esecuzione penale di tale principio da parte del buon principe, giustiziere e salvatore delle anime, sarà l’occhio cieco del maître d’école.
Non più distratto dalla visione del mondo, il grande scellerato sarà sempre alle prese con un esame di coscienza interminabile…

Eugene Sue, l’autore del popolarissimo romanzo ottocentesco si era dichiarato del tutto favorevole ad una applicazione completa e assoluta del sistema del carcere cellulare.
Allora leggiamo ancora cosa dice Foucault del panoptismo:

« Tante gabbie, altrettanti piccoli teatri, in cui ogni attore è solo, perfettamente individualizzato e costantemente visibile. Il dispositivo panoptico predispone unità spaziali che permettono di vedere senza interruzione… Alla potenza delle vecchie case di sicurezza, con le loro architetture da fortezza, si può sostituire la geometria semplice ed economica di una casa di certezza… Colui che è sottoposto ad un campo di visibilità, e che lo sa, prende a proprio conto le costrizioni del potere; le fa giocare spontaneamente su se-stesso; iscrive in se-stesso il rapporto di potere nel quale gioca simultaneamente i due ruoli, diviene il principio del proprio assoggettamento. In effetti anche il potere esterno può alleggerirsi delle sue pesantezze fisiche, tendere all’incorporeo ». [3]

Quando Rodolfo, principe di Gerolstein, punisce con l’accecamento il maître d’école non applica forse, completamente e assolutamente, il dispositivo del carcere cellulare nel corpo stesso del criminale?
Non “costruisce” il corpo stesso come prigione dell’anima?
Come non vedere nell’accecamento del criminale la somatizzazione stessa della segreta e del patibolo e il perfezionamento teologico delle ambizioni del Panopticon di Bentham?
Tener-si d'occhio e punir-si.
L’accecamento del maître d’école è il sogno realizzato di “ogni” dispositivo di disciplina e normalizzazione; è quella casa di certezza in-corporea che - alleggerita dalla pesantezza architet-tonica e da tutti quegli oneri economici variamente connessi con la sorveglianza e la rieducazione - appaga pienamente (con modica spesa e gran sollievo per la Fiscalità Generale) quella "certezza della pena" tanto invocata dagli assetati di giustizia di ieri come di oggi.
È difficile immaginare che Foucault ignorasse queste pagine, nelle quali c’è subito, appena si presenta storicamente, la critica demolitrice di quelle stesse teorie penali discusse in Sorvegliare e punire.
Non trovate anche voi “curiosa” una simile omissione da parte di Foucault?
Sono perfino arrivato a convincermi che lui proprio da queste pagine di Marx ha tratto ispirazione per il proprio saggio - che si interrompe improvvisamente, proprio come se mancasse un ultimo capitolo sulle proposte penali di Rodolfo-Sue e le considerazioni di Marx…
Ecco! mi sarebbe tanto piaciuto leggere (nella prosa di Foucault) appunto quest’ultimo (leale) capitolo.

Carissimi,
faccio affidamento su Voi affinché possiate rasserenare il mio animo, da troppo tempo lasciato da solo ad incupirsi in queste opache fantasie.
E per favorire un giudizio ponderato, nel caso non abbiate più sottomano i vecchi testi negletti, Vi prego di accogliere benevolmente qualche brano espressamente trascritto per Voi dalla Sacra famiglia assieme al sunto del romanzo di Sue, compilato nel 1902 dall'ottimo Franz Mehering.

Dal castello di Bicêtre, maison d’aliénés a quattro passi da Parigi, un saluto dal Vostro
Lillo Romeo.

PS - In attesa di conoscere il Vostro pensiero, mi consigliereste di riferire al mio medico curante il manifestarsi di questa acuta diffidenza nei confronti di uno studioso tanto accorto e sapiente?


ALLEGATO 1 - In parentesi quadre riporto estesi brani di Karl Marx tratti da “La sacra famiglia”; paragrafo tre: Rivelazioni dei misteri del diritto; a) Il maître d’école, ovvero la nuova teoria penale. Il mistero rivelato del carcere cellulare.

Marx cita il brano de I Misteri di Parigi nel quale Rodolfo spiega al maître d’école le “ragioni” del tremendo castigo che lo attende:
“Tu hai abusato delittuosamente della tua forza , io paralizz
erò la tua forza… tu tremerai davanti all’essere più debole, la tua pena eguaglierà il tuo delitto… ma questa pena terribile ti lascerà almeno l’orizzonte illimitato dell’espiazione. Io ti separo soltanto dal mondo esterno per affondarti, solamente con il ricordo delle tue infamie, in una notte impenetrabile … Tu sarai costretto a guardare in te… la tua intelligenza, che tu hai degradato, si sveglierà e ti condurrà all’espiazione”.

[ Ciò che nella penalistica profana disturba Rodolfo, l’uomo della critica pura, è il passaggio troppo rapido dal tribunale al patibolo. Egli vuole invece legare la vendetta contro il delinquente con la espiazione e con la coscienza del peccato del delinquente la pena corporale con la pena spirituale, il martirio sensibile con il martirio non sensibile del pentimento. ] [ La pena che Rodolfo infligge al maître d’école è la medesima che Origene ha inflitto a se stesso. Lo evira, lo priva di un membro generatore, dell’occhio. “L’occhio è la luce del corpo”. Che Rodolfo pensi proprio all’accecamento fa onore al suo istinto religioso. E’ la pena che era all’ordine del giorno nell’impero interamente cristiano di Bisanzio e che fioriva nel vigoroso periodo giovanile dei regni cristiano-germanici di Inghilterra e di Francia. La separazione dell’uomo dal mondo esterno sensibile, il rigettarlo nella sua interiorità astratta per migliorarlo – l’accecamento – sono una conseguenza necessaria della dottrina cristiana, secondo la quale l’attuazione completa di questa separazione, il puro isolamento dell’uomo nel suo “io” spiritualistico, è il bene stesso... Se Rodolfo, come accadeva a Bisanzio e nel regno di Francia, non chiude il  maître d’école in un convento reale, lo chiude almeno in un convento ideale, nel convento di una notte impenetrabile, non interrotta dalla luce del mondo esterno, nel convento di una coscienza inattiva e di una coscienza del peccato popolata solo di ricordi spettrali. ] [ Rodolfo esprime il suo pensiero più intimo – il fine dell’accecamento – quando dice al maître d’école: “Chacune de tes paroles sera une priére”. Egli vuole insegnargli a pregare! ]

Quindi Rodolfo fa del maître d’école un abitante del manicomio di Bicêtre:

[ Il maître d’école descrive con esattezza la situazione in cui l’isolamento dal mondo esterno getta l’uomo. Per l’uomo, per il quale il mondo sensibile diventa una semplice idea, le semplici idee si trasformano per contro in esseri sensibili. Le chimere del suo cervello assumono forma corporea. Dentro al suo spirito si crea un mondo di fantasmi palpabili, sensibili. E’ questo il mistero di tutte le visioni religiose; è questa nello stesso tempo la forma universale della follia. Il maître d’école, il quale ripete le frasi di Rodolfo sulla “potenza del pentimento e della espiazione legati a tormenti spaventosi”, le ripete in quanto già mezzo pazzo  e conferma così effettivamente la connessione fra la coscienza cristiana del peccato e la follia. Allo stesso modo, quando il maître d’école considera la trasformazione della vita in una notte di sogni, in una notte piena di visioni, come il vero risultato del pentimento e dell’espiazione, egli esprime il vero mistero della critica pura  e del miglioramento cristiano. Questa critica e questo miglioramento consistono proprio nel trasfor-mare l’uomo in uno spettro e la sua vita in una vita di sogno. ]

Rodolfo di Gerolstein non ha paralizzato solo la forza fisica del maître d’école, ma anche la sua forza spirituale:

[ E a buon diritto. Infatti egli ha peccato non solo con la forza fisica, ma anche con la forza spirituale, e, secondo la teoria penale di Rodolfo, è necessario annientare le forze peccatrici.
Ma il signor Eugenio Sue non ha ancora portato a compimento “l’espiazione e il pentimento legati a una vendetta spaventosa”.
Il maître d’école ritorna in senno, ma, per paura di essere consegnato alla giustizia, rimane a Bicêtre e fa la parte del pazzo. Il signor Sue dimentica che “ognuna delle sue parole doveva essere una preghiera” e che alla fine esse sono l’urlare e l’infuriare inarticolati di un pazzo; o il signor Sue pone ironicamente sullo stesso piano  questa manifestazione e la preghiera. >
Bicêtre, Paris (France), 2007

L’idea della pena, che Rodolfo applica nell’accecamento del maître d’école, questo isolamento dell’uomo nella propria anima e dal mondo esterno, il collegamento della pena giuridica con la tortura teologica, hanno la loro esecuzione più decisa nel sistema del carcere cellulare.
Il signor Sue celebra perciò anche il sistema del carcere cellulare con queste parole: “Quanti secoli sono occorsi per riconoscere che c’è un solo mezzo per eliminare la lebbra propagantesi impetuosamente, la lebbra che minaccia il corpo sociale: l’isolamento”.
Il signor Sue condivide l’opinione delle persone oneste, le quali spiegano la diffusione dei delitti con il regime delle carceri.
Per sottrarre il delinquente alla cattiva compagnia lo abbandonano alla propria. Il signor Sue dichiara: “Mi stimerei felice se la mia debole voce potesse essere udita fra tutte quelle che con così grande diritto e così grande perseveranza insistono per l’applicazione completa, assoluta, del sistema del carcere cellulare”. Il desiderio del signor Sue è stato appagato solo parzialmente.
Nei dibattiti fatti quest’anno (1845) alla Camera dei deputati sul sistema del carcere cellulare, anche i difensori ufficiali di questo sistema sono stati costretti ad ammettere che esso, prima o dopo, ha come conseguenza la pazzia dei delinquenti. Sarebbe quindi necessario che ogni pena detentiva superiore ai dieci anni fosse commutata in deportazione. Se il signor Tocqueville e il signor Beaumont avessero studiato profondamente il romanzo di Eugene Sue, avrebbero immancabilmente fatto approvare l’applicazione assoluta, completa del sistema del carcere cellulare (ossia l’accecamento, sembra sottintendere Marx?). Il signor Sue, però, se toglie ai delinquenti sani di mente la compagnia, per renderli pazzi, dà ai pazzi la compagnia per portarli alla ragione. “L’experiénce prouve que pour les aliénés l’isolement est aussi funeste qu’il est salutaire pour les détenus criminels” ]…

ALLEGATO 2 - Sunto di Franz Mehering de I misteri di Parigi
Quando il primo Napoleone comperò in blocco lo staterellume tedesco, per intercessione di un marchese francese venne lasciata la sovranità al principe di Gerolstein.
Per assicurare la continuazione della gloriosa dinastia, all’unico erede, un ragazzo piuttosto debole, viene dato come primo precettore un erculeo nobile di campagna dello Yorkshire.
Sotto la guida di questo Sir Walter Murph il giovane Rodolfo diventa un atleta di prim’ordine; riceve quindi per la sua formazione spirituale un secondo precettore, l’abate Polidori, il quale è la perfidia incarnata, così come Murph è l’onestà incarnata.
Quando Rodolfo è ormai uomo fatto, approda a Gerolstein una giovane scozzese, Sarah Seyton, per accalappiarselo; una zingara le aveva predetto che avrebbe portato una corona e lei, sfogliando l’almanacco geneologico, aveva trovato che alla corte di Gerolstein avrebbe potuto raggiungere il suo scopo prima che altrove.
Presto infatti Rodolfo è preso nella sua rete e, in un momento in cui Murph è in viaggio, si fa segretamente sposare con lei da un prete procurato da Polidori.
Dopo di che Sarah cerca di estorcere con la deliberata ostentazione della sua gravidanza anche il riconoscimento pubblico del matrimonio, ma il vecchio principe è tenace e minaccia di far cacciare l’avventuriera dal paese.
Allora, un 13 gennaio, il figlio alza la spada sul suo genitore e avrebbe commesso un parricidio, se il prode Murph, che per buona fortuna si trovava di nuovo lì, non si fosse messo in mezzo.
Intanto Polidori viene arrestato e, per salvarsi, confessa che il matriminio di Rodolfo e Sarah è nullo, perché il presunto prete che egli aveva procurato non era affatto un prete; insieme consegna una lettera di Sarah dove costei rivela i suoi piani ambiziosi e parla con freddo disprezzo del suo sposo.
Convertito da ciò, il pentito Rodolfo si getta ai piedi del padre e signore, mentre Sarah e Polidori con ignominia e disonore devono abbandonare il regno di Gerolstein.
Come espiazione per il tentato parricidio, Rodolfo si pone il compito di “premiare il bene, perseguitare il male, sostenere i sofferenti e ricercare tutte le piaghe dell’umanità, per strappare dalla depravazione forse alcune anime”.
Intraprende grandi viaggi, durante i quali, accanto ad altre prodezze, in una piantagione in Florida libera, dagli artigli del sanguinario e crudele piantatore Willis, due schiavi: il negro David, che aveva studiato medicina, e l’amata di questi, la meticcia Cecily. Cecily aveva coraggiosamente resistito ai tentativi di seduzione di questo mostro e, per restare fedele al suo negro, aveva sopportato indicibili sofferenze, ma, dopo essersi sposata con lui nella cappella del castello di Gerolstein e dopo aver gustato in questo potentissimo regno le attrattive della civiltà borghese, si vergogna del suo uomo e si dà a una vita immorale, cosicché il suo sposo la vuole uccidere.
Tuttavia, su preghiera di Rodolfo, che intanto è salito sul trono dei suoi padri, David acconsente a che Cecily venga rinchiusa vita natural durante in una prigione del granducato di Gerolstein.
Ora, il romanzo di Sue comincia raccontando che “Sua Altezza Serenissima, il Granduca regnante di Gerolstein, Gustavo Rodolfo, viaggia in Francia sotto il nome di conte Düren”, sempre nell’esercizio della sua missione di salvatore di uomini.
Nello stesso tempo però soggiorna a Parigi, come Rodolfo, anche Sarah, tuttora non guarita dalla sua brama di impadronirsi della corona di Gerolstein.
Per potersi sposare con un certo conte MacGregor, Sarah ha fatto segretamente sparire la bambina sua e di Rodolfo per mezzo del notaio Jules Ferrand, un uomo all’esterno esemplarmente pio, ma nell’intimo diabolico.
Il conte MacGregor ora è morto, come per l’appunto la consorte legittima di Rodolfo, defunta senza prole, e la strada per l’ambizione di Sarah è di nuovo aperta.
Rodolfo sta appunto scappando lontano da lei, quando vede in un quartiere malfamato un assassino, lo Chourineur o Squartatore, che maltratta una prostituta.
Detto fatto, Rodolfo, con le arti pugilistiche imparate da Murph, stende a terra il miserabile, e si guadagna così il cuore di quest’uomo tutto natura e temperamento, e naturalmente anche il cuore della prostituta che ha protetto, Fior di Maria, la quale non è altri che la figlia sua e di Sarah.
Se ne vanno tutti e tre in una taverna di delinquanti e stringono completa amicizia; tuttavia Rodolfo se la dà subito a gambe quando arriva Murph con la terribile notizia che Sarah ha trovato le sue tracce e sta arrivando con suo fratello.
La coppia infatti appare immediatamente e fa conoscenza con due delinquenti, vale a dire il Maestro di scuola e la Civetta, che Sarah cerca di reclutare come truppe ausiliarie nella sua campagna contro Rodolfo.
Ma con l’aiuto dello Chourineur Rodolfo s’impadronisce del Maestro di scuola e, per insegnargli a pregare, lo fa accecare dal medico negro David. 
Questo è l’inizio del romanzo, che in questo luogo non è necessario seguire nei suoi ulteriori e non meno avventurosi intrecci. Basterà un accenno.
Una parte importante dell’attività redentrice di anime di Rodolfo si svolge in una casa di rue Temple.
Qui vive Polidori che nel frattempo è sceso al livello di avvelenatore e inoltre esercita lo sport di procurare aborti.
Un piano sotto di lui è organizzato in modo ingegnoso un pied-à-terre che la portinaia Pipelet amministra in qualità di mezzana. In questo appartamento Sarah cerca di attirare, attraverso intrighi indegni, la marchesa d’Harville, segretamente amata da Rodolfo, la quale è nuora dell’uomo che una volta aveva salvato la sovranità del granducato di Gerolstein.
E le riesce anche, ma quando l’esordiente peccatrice appare nella casa, con alle calcagna lo sposo, informato da Sarah, anche il soccorrevole Rodolfo è già sul posto e dà a bere a quel povero babbeo di marito che la marchesa è venuta soltanto per aiutare un poverissimo tagliatore di pietre preziose, Morel, che abita sotto il tetto della stessa casa.
Questo Morel è l’unico proletario del romanzo e conosce tanto bene la situazione della sua classe da immaginare che il proletariato sarà soccorso non appena la borghesia verrà a sapere quanto esso sia miserabile.
La figlia di Morel Luisa, che fa la domestica, viene violentata dal medesimo notaio Jules Ferand che ha sulla coscienza anche il misero destino di Fior di Maria.
Per provare i delitti di questo mostro e nello stesso tempo punirlo, Rodolfo fa trasportare la brava Cecily, dalla sua prigione, a Parigi. Ella deve entrare a servizio da Ferrand ed eccitare la sua sensualità fino alla follia, senza però soddisfarla, cosa che Sue dipinge nel modo più raffinato.
Quando il notaio ha svelato tutti i suoi segreti, Cecily lo abbandona sghignazzando ed egli muore di una morte miserabile. Prima però egli ha fatto testamento, su ordine di Rodolfo, lasciando il suo patrimonio, illecitamente guadagnato, per scopi di beneficienza, in particolare in favore di una banca dei poveri, direttore della quale deve nominare una vittima della sua cattiveria, l’onesto adoratore della virtuosa Colomba ridente. Accanto a questa banca dei poveri Rodolfo organizza una fattoria modello a Bouqueval, una tenuta di sua proprietà, dove un prete devoto fa distruggere spiritualmente la povera Fior di Maria.

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[1] - Michel Foucault, “Sorvegliare e punire - Nascita della prigione”, Einaudi, Torino 1976 - corsivi redazionali.
[2] - Friedrich Engels-Karl Marx, La sacra famiglia - ovvero: Critica della critica critica), Editori Riuniti, Roma 1967.
[3] - Michel Foucault, cit.
SORVEGLIARSI E PUNIRSI
Carmelo Romeo